L’avventura di Ita Airways è iniziata qualche settimana fa. La nuova compagnia di bandiera italiana che ha preso il posto di Alitalia, dopo una prima fase di rodaggio, sta iniziando ad effettuare anche i primi voli transatlantici verso gli Stati Uniti. Ma è evidente che da sola la compagnia non può crescere e nel futuro prossimo dovranno subentrare partner industriali capaci di supportarne lo sviluppo.

Secondo il Corriere della Sera il gruppo maggiormente interessato ad entrare in ITA Airways e che avrebbe già iniziato i colloqui con i vertici aziendali ed esponenti dell’esecutivo, sarebbe Air France – Klm.
Indiscrezioni parlano di una visita dell’amministratore delegato del Gruppo franco-olandese Benjamin Smith a Roma nei giorni scorsi per incontrare il presidente di Ita Airways, Alfredo Altavilla.
L’obiettivo di Air France sarebbe quello di presidiare il mercato italiano e non lasciare spazi di manovra a Lufthansa. Anche la compagnia tedesca, sempre secondo quanto appurato dal Corriere della Sera, sarebbe interessata ad entrare a far parte di ITA anche se inizialmente soltanto come partnership commerciale, per poi subentrare in un secondo momento nell’azionariato.

L’accordo con il gruppo francese invece prevedrebbe l’ingresso nella joint venture transatlantica, che include anche Delta Air Lines e Virgin Atlantic con conseguente scambio incrociato di azioni tra le varie società.
Ma mentre Air France-Klm sfida Lufthansa per accaparrarsi il controllo sulla compagnia di bandiera italiana, c’è da registrare anche il monito del presidente Alfredo Altavilla che nel momento della presentazione della nuova società, ha ribadito che che l’ingresso in un grande gruppo deve essere sottoposto a una serie di condizioni che non sfavoriscano la newco italiana. Quindi va bene entrare a far parte di un’alleanza per crescere sul piano industriale, ma il controllo due hub di Fiumicino e Linate deve restare nelle mani di ITA.
Su entrambe le operazioni pende però l’incognita aiuti di Stato: finché sia Air France sia Lufthansa non restituiranno i prestiti ottenuti dai loro governi non potranno operare nuovi investimenti in altri vettori. Per questo al momento entrambi chiederebbero degli accordi intermedi salvo poi a partire dal 2023 entrare in società come azionisti.
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